Mamma mia

Roberto Beccantini8 settembre 2012

Mamma mia. Nella classifica Fifa, l’Italia è sesta e la Bulgaria ottantanovesima, eppure per mezz’ora non c’è stata partita. Un disastro, con Buffon non proprio impeccabile. Poi, improvvisa, la doppietta di Osvaldo. Ai tempi di Gigi Riva, avremmo parlato di gol e autogol (di Ivanov), ma sono cambiate tante cose, da allora: anche, e soprattutto, il modo di riempire i tabellini.

Era l’inizio del nostro Mondiale, e invece sembrava la fine del mondo. Troppa euforia alla vigilia, troppo nervosismo dopo. Non era l’Italia vice campione d’Europa; non era, semplicemente, una squadra. Poca roba, Giovinco (undici contro undici, già); e vi raccomando la difesa, da Bonucci in giù. Un’Ital-Juve di piccolo taglio. «Palla al piede», in senso letterale. E gambe molli.

In un periodo storico che ha spinto il centravanti dietro la lavagna, per colpa o merito del barcellonismo messianico, i Radamel Falcao aiutano a tenere in vita il ruolo. Pablo Daniel Osvaldo, 26 anni, sangue argentino, è il classico oriundo e un attaccante abbastanza classico, capace di gol straordinari (quello al Catania, per esempio). Prandelli lo conosce bene, avendolo allenato alla Fiorentina. Alla palla dà del tu, Osvaldo: non altrettanto agli arbitri.

Lievi sussulti nella ripresa, ma poi la Bulgaria ci ha tirati di nuovo per il bavero e appesi al muro. Il pareggio di Milanov è stato un atto di giustizia. Grigi e lenti, gli azzurri, specialmente sulle fasce: e troppo aperti agli spifferi bulgari. Al posto di Prandelli, mi sarei coperto. Questione di gusti. Destro, subentrato a Giovinco, sfiora e risfiora il colpaccio. Sarebbe stato un furto. Abbiamo chiuso in dieci (De Rossi ko). Nazionale al buio: capita spesso, quando spengono Pirlo.

Immagino cosa avrà pensato Abete nell’intervallo: la fortuna non va in prescrizione. E invece, zitta zitta, c’è andata…

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Juve-Inter, le proposte di Riccardo Ric

Roberto Beccantini6 settembre 2012

Come uscire dalla guerra Juventus-Inter? Lo spionaggio illegale ai danni di Vieri, con relativa condanna della casta Diva in primo grado, ha rilanciato l’argomento, infiammando i ceppi della memoria. Atto grave, pedinare un proprio dipendente. E azione ancora più grave, spiare un arbitro (De Santis) e il dirigente di una società concorrente (Moggi). In attesa degli appelli di Napoli, là dove ballano le associazioni a delinquere inflitte a Giraudo e Moggi, persino i neutrali si chiedono cosa sarebbe successo, sei anni fa, qualora le telefonate coinvolgenti Moratti e Facchetti (per tacere di Meani) fossero state passate subito, dal distratto Auricchio, al procuratore Palazzi. Già, cosa sarebbe successo?

Sul web e non solo, le polemiche infuriano. Riccardo Ric, juventino, paziente di questa Clinica, ha cercato di offrire una bussola per uscire dal pericoloso labirinto in cui Juventus e Inter si sono cacciate. Ecco qua le sue proposte:

1) Restituzione, da parte dell’Inter, dello scudetto 2006. Anche per il 2006 casella vuota, come per la stagione 2004-2005.

2) La Juventus cessa le ostilità sui 30 scudetti. Niente scritte sulle maglie, niente tricolore con 30 allo stadio. La società bianconera ritira, inoltre, il ricorso al Tar contro la Figc.

3) Comunicato congiunto nel quale si conviene, ferme restando le sentenze sportive emesse, che il clima di malcostumi diffusi, di lotte di potere ha inquinato il corretto rapporto con le istituzioni, che tutte le squadre ne son rimaste coinvolte e che vi è stata evidente disparità di trattamento.

4) Si conviene altresì che, al termine dei procedimenti giudiziari a carico di Moggi e Giraudo, verrà celebrato il processo sportivo di revisione ai sensi dell’art.39 C.G.S., con la promessa che, fino a quel giorno, nessuno ne parlerà più.

Il dibattito è aperto. A voi, interisti. A voi, tutti.

Le due Inter

Roberto Beccantini3 settembre 2012

La Roma di Zeman è questa, o anche questa? Perché sì, siamo alle solite. Le risorse misurano le ambizioni, la continuità pesa entrambe. Siamo appena a inizio campionato e, dunque, piano con le iperboli. Il risultato, tosto, fissa un primo confine: con il Pescara hanno vinto 3-0 sia l’Inter in trasferta sia il Toro in casa. Può darsi che il blitz abruzzese abbia drogato la fiducia.

Non discuto i meriti della Roma, a cominciare dallo spirito, i cambi di Zeman e il lavorone del tridente. Mi ha deluso l’Inter, calata nel carattere e nelle gambe (Europa League ci cova?). Poca roba Sneijder e, gol di carambola a parte, poca anche Cassano. Palacio è entrato tardi, Stramaccioni avrà avuto i suoi buoni motivi. Attenzione: se si prendono gol solo in casa (due dall’Hajduk, due dal Vaslui, tre dalla Roma), significa che la squadra pende. Soprattutto quando non può limitarsi al menù esterno, difesa raccolta & contropiede manovrato (3-0 Hajduk, 2-0 Vaslui, 3-0 Pescara). Appena si allarga e si allunga, sono guai.

Molti fuorigioco, difesa zemaniana non così spericolata come in passato. Totti merita un discorso a sé. Sempre un po’ qui e un po’ là come all’Olimpico, con il Catania, ma decisamente più incisivo. Suoi gli assist a Florenzi e Osvaldo. Splendida la rasoiata verticale del 2-1. Un tocco e via, nella pancia della Maginot. Inter e Roma hanno rovesciato le prestazioni del turno introduttivo. Cose che capitano. Certo, era la prima sfida diretta del campionato. Non una sentenza, ma un indizio.

Cassano, lui, mi è sembrato il solito Cassano: più fumo che arrosto. Cassano (Palacio), Sneijder, Milito, sta a vedere che, in certi casi, reggere i tre attaccanti continua a essere un problema. Non so se la Roma abbia buttato via la maschera. Un anno fa, sempre alla seconda (per via dello sciopero), Inter-Roma finì 0-0. C’erano Gasperini e Luis Enrique. Un anno o un secolo fa?